Repubblica di Genova

Espansione dei genovesi nei mari del mondo conosciuto.

Quando i genovesi si installavano in una località distante dalla loro Patria, il loro obiettivo era quello di allargare la loro attività commerciale. Lo sfruttamento della popolazione, l'ambizione di imporre il proprio governo agli indigeni o il proprio modo di vivere  o la propria religione erano lasciati ad altri. Fu questa una caratteristica genovese la massima tolleranza verso gli stranieri, gli infedeli, gli ebrei. Il commercio degli schiavi e l'esercizio della pirateria, attività a cui si dedicavano molti mercanti, erano fenomeni generali che non contraddicono quanto detto sopra. La difesa della propria attività e le richieste del mercato erano piú forti del desiderio di sopraffazione. Dopo la prima crociata (dalla "crociata del 1101") la regola generale era che i genovesi si riservavano un terzo di tutte le città che venivano conquistate mediante il loro concorso con l'esenzione dei tributi e una larga autonomia amministrativa e giurisdizionale; qualcosa di meno, dove non cooperavano direttamente alla conquista. Cosí Baldovino Re di Gerusalemme conferí nel 1104 una località di Gerusalemme, una strada a Giaffa, un terzo di Arsuf, Cesarea, Acri e Beirut; inoltre l'esenzione dai tributi commerciali in tutto il regno e la piena autonomia in materia di successioni. Gli insediamenti piú importanti furono i feudi collettivi della comunità genovese, come Pera e Caffa (fino al 1454), 18 "casali in Gothia", in Crimea, Savastopoli e Samastris. I feudi collettivi ma appartenenti a gruppi privati di cittadini genovesi come Chio dal 1346 al 1566 (la Maona) e Caffa dal 1454 al 1475. Poi ancora i feudi privati di cittadini genovesi concessi a titolo personale come Chio (dal 1304 al 1329 sotto la signoria della famiglia Zaccaria) o l'isola di Lesbo (Mitilene) sotto i Gattilusio, e cosí anche le due Focea (Vecchia e Nuova), Samotracia, Imbro, Taso e Aenos, Lerici e Tamatracha nel Mar Nero e nel Mar di Azov.

"Noi che sempre navegemo / en gran perigolo semo / en questo perigoloso mar / ni mai possamo repossar..." (poeta anonimo duecentesco)

"E tanti sun li Zenoexi / e per lo mondo sí destexi, / che und' eli van o stan / un' atra Zenöa ge fan." (poeta anonimo duecentesco)