Volterra
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In epoca longobarda divenne un Gastaldato, ovvero un territorio direttamente controllato dall'Imperatore. Nel X secolo Volterra venne rasa al suolo dalle truppe ungare, intervenute nella guerra contro Berengario I, e da quel momento tragico ricominciò una lenta e faticosa risalita verso gli antichi fasti •
Dal 929, e per tre secoli successivi, il potere, avvallato dagli Imperatori del Sacro Romano Impero, passò nella mani dei Vescovi, divenendo cosí una Diocesi-Comune. Volterra ed il suo territorio tornarono quindi ad assumere un ruolo attivo in quello che rappresentò uno dei centri piú strategici nella politica economica del Medioevo •
La sempre piú impellente necessità di circolante in argento, dopo la riforma monetaria carolingia, avviò nuovo impulso all'estrazione mineraria delle Argentiere. Tale fenomeno sarà l'espressione dell'affermazione del potere vescovile volterrano da un lato e delle Famiglie comitali dall'altro (Aldobrandeschi , Gherardeschi e Pannocchieschi). Infatti, la politica carolingia era tesa a favorire la concentrazione di vasti patrimoni in mano a uomini di fiducia della Corona, laici o ecclesiastici, nell'intento di rafforzare il controllo politico-militare del territorio. Tutto ciò contribuí a costituire una prima base giuridica per la gestione privatistica dei distretti minerari •
Volterra approfittò da subito di questa situazione e su queste basi ricostruí la sua potenza economica. Nella seconda metà del XII secolo ottenne i diritti di sfruttamento delle miniere nel suo territorio, sino a quel momento confermatisi nel tempo per "consuetudine" o perchè i fondi erano di proprietà, con esplicita conferma imperiale •
Tuttavia, cattiva amministrazione di alcuni Vescovi, sopraffazioni comunali (Pisane, Senesi e Fiorentine) ed accanito antagonismo con le parti ghibelline, vanificarono nel XIII secolo il dominio politico volterrano contribuendo cosí ad iniziare una nuova parabola discendente economica-sociale, che porterà inevitabilmente Volterra al declino agli inizi del XIV secolo •
La concessione di battere moneta le fu riconosciuta da Enrico VI nel 1189. La sua zecca rappresenta una variabile inconsueta nel costume medievale in generale: infatti per la produzione delle sue monete utilizzò officine monetarie non solo nella Città-Sede ma anche in altre località dell'Episcopio come Berignone, Montieri, Casole e Montalcinello. Probabilmente motivi di sicurezza, concessioni piú o meno lecite a maestranze extra giurisdizione e fattori economici piú convenienti furono alle basi di tale fenomeno •
Si ritiene che le prime emissioni furono le imitazioni dei denari enriciani di Lucca, già da prima della data di concessione di zecca. Seguirono poi i grossi in argento e i denari piccoli in mistura •
Per la composizione delle schede-moneta e relative note nel catalogo seguiremo la metodica di Alessio Montagano, egregiamente relazionata nel MIR-Toscana, Zecche Minori •
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References
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