Pio VI (1775-1799)

Fermo - Veduta aerea del centro storico

La zecca di Fermo, già attiva in età medievale e fino al 1518 sotto il governo pontificio, ottenne la concessione alla riapertura con chirografo del 13 febbraio 1796. L’officina fu appaltata al conte Lorenzo Grassi Fonseca che, per gestirla, costituí una società tra i soci figurava Luigi Colli che ne fu l’effettivo gestore.

La zecca fermana fu tra le piú produttive in assoluto di questo periodo, arrivando a coniare nel biennio 1796-1797 monete in rame per otre 260 mila scudi di controvalore.

Anche Fermo seguí l’ordinanza di chiusura emanata il 27 novembre 1797, per riaprire dopo soli 20 giorni per la coniazione del solo nominale da mezzo baiocco, che continuerà fino al febbraio 1798.

In seguito anche Fermo aderí alla Repubblica Romana, ed il 9 giugno 1798, riaprí la zecca gestita sempre dal Colli. Solo un mese piú tardi fu appurato che furono effettuate battiture fraudolente di madonnine utilizzando sampietrini ritirati dalla circolazione, pertanto l’11 luglio 1798 venne sospesa ogni coniazione. Anche in questo caso la chiusura durò solo alcune settimane.

Agli inizi di giugno 1799 Fermo venne occupata dalle truppe austriache ed il 15 luglio venne riattivata la zecca per la battitura di madonnine e, successivamente, anche di pezzi da 60 baiocchi in mistura a nome di Pio VI.

Le coniazioni terminano il 6 novembre 1799 a seguito dell'ordine di chiusura diramato dal Commissario Imperiale austriaco  a tutte le zecche dello Stato Pontificio.

Bibliografia specifica:

Rossi, Le monete fermane del XVIII Secolo –1982

Bruni, Catalogo della raccolta numismatica Don Giovanni Carboni (Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola) - 2007