Clemente XII (1730-1740)
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Fu avvocato, con una laurea all'Università di Pisa, ed esercitò la professione sotto l'abile guida dello zio, il cardinale Neri Corsini. Dopo la morte di questi e del padre, nel 1685, Lorenzo, all'epoca trentatreenne, rinunciò al suo diritto di primogenitura ed acquistò da papa Innocenzo XI per 30.000 scudi, secondo le consuetudini dell'epoca, una posizione da prelato, dedicando il suo patrimonio e il suo piacere all'allargamento della biblioteca ereditata dallo zio.
Nel 1696 Lorenzo Corsini venne nominato tesoriere-generale e governatore di Castel Sant'Angelo. La sua fortuna aumentò durante il pontificato di papa Clemente XI, che impiegò il suo talento a corte e lo ricompensò con la berretta cardinalizia (17 maggio 1706), mantenendo i suoi servigi come tesoriere pontificio. Fece ulteriore carriera sotto papa Benedetto XIII.
Alla morte di Benedetto XIII e dopo oltre quattro mesi di Conclave, venne eletto papa il 12 luglio 1730.
Le sue prime mosse come papa furono indirizzate a ripristinare le finanze dello stato, anche attraverso il ripristino del lotto nel 1732, i cui introiti sarebbero serviti per portare a termine il vasto programma du opere pubbliche. Tra queste si ricordano la facciata di San Giovanni in Laterano, il restauro dell'Arco di Costantino, la nuova pavimentazione delle vie di Roma e soprattutto l'inizio dei lavori per quello che è ancora oggi uno dei piú noti monumenti di Roma, la Fontana di Trevi.
Fuori Roma si ricordano l'ampliamento del porto di Ancona, che venne dichiarato porto franco, per cui fu chiamato Luigi Vanvitelli a progettarne e seguirne i lavori. Il porto di Ancona venne poi collegato alla capitale con una strada detta via Clementina. Verso il Mediterraneo occidentale venne dato nuovo slancio allo scalo di Civitavecchia. Con l'ampliamento dei due porti, Roma si proponeva nuovamente, come nell'antichità classica, quale centro del Mediterraneo.
Dal punto di vista politico il pontificato di Clemente XII non fu un periodo di grandi successi, anzi il pontefice arrivò a disconoscere l'azione arbitraria del suo legato, il cardinale Alberoni, ripristinando l'indipendenza della Repubblica di San Marino dopo il fallito tentativo di annessione. Inoltre ritirò le pretese pontificie sui ducati di Parma e di Piacenza.
Benché ormai cieco e costretto nel suo letto, seppe circondarsi di funzionari capaci, molti dei quali suoi parenti.
Morí il 6 febbraio 1740 quasi novantenne; la sua maestosa tomba si trova in San Giovanni in Laterano.
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