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La favorevole congiuntura economica e la necessità di allinearsi con gli altri paesi che, dopo la parentesi della guerra e del periodo di ricostruzione, tornarono alla coniazione dell'argento, indussero il Parlamento ad autorizzare l'emissione di una moneta d'argento di lire 500 da parte della Zecca. L'allora Ministro del Tesoro, il senatore Giuseppe Medici, diede incarico a Pietro Giampaoli (capo incisore della Zecca dal 1937) di elaborare dei bozzetti per la prima moneta d'argento della Repubblica.
Tutti i progetti presentati erano caratterizzati al dritto, a simbolo della giovane Repubblica, da un busto o da una testa di donna rinascimentale o da una testa femminile nuda o con berretto frigio ornato da spighe di grano. I diversi rovesci presentavano una rosa, un garofano, un giglio, il David del Verrocchio, un contadino con aratro e coppia di buoi. La scelta del dritto, fortemente voluto dal ministro Medici, cadde sul ritratto femminile rinascimentale circondato da 19 stemmi, a significare che l'Italia, dopo tutte le sventure della guerra e dopo la ricostruzione, si avviava verso una nuova rinascenza.
Per il dritto il Giampaoli aveva ripreso una medaglia da lui stesso incisa nel 1947, nella quale vi aveva raffigurato la moglie, Letizia Savonitto, in abiti rinascimentali e in età giovanile: medaglia commemorativa del decennale del loro matrimonio (con al rovescio i quattro figli) esposta alla Rassegna Numismatica di Parigi nel 1949 (e giudicata dal Babelon il miglior pezzo dell'esposizione).
I rovesci delle monete studiati dal Giampaoli, invece, male si armonizzavano con l'idea espressa al dritto: occorreva sviluppare un tema che si ricollegava al Rinascimento.
Lo scultore e medaglista Guido Veroi propose le 3 caravelle di Colombo. I 19 stemmi sono di altrettante città o regioni italiane: (dal basso a sinistra) Genova, Torino, Aosta, Milano, Trento, Venezia, Trieste ed Udine, Bologna, Firenze, Ancona, Perugia, Roma, L'Aquila, Napoli, Bari, Potenza, Catanzaro, Sicilia, Cagliari. Due stemmi, gli ultimi, appaiono seminascosti dal busto. Anche se i giudizi sulla bellezza della moneta furono unanimi non mancarono critiche per quanto riguardava la posizione della data (sul contorno) e l'araldica non sempre rispettata negli stemmi (che non rappresentavano le regioni, ma i capoluoghi di regione). Le polemiche maggiori, però, riguardarono soprattutto le tre bandierine sventolanti, voltate a sinistra, in cima agli alberi maestri delle tre caravelle: giudicate un errore in quanto controvento. I pareri degli esperti furono diversi: chi sostenne che le bandierine non si dispongono mai contro la direzione del vento e chi, invece, affermò che si trattava di un modo particolare di navigare con il vento di bolina (con un vento quasi contrario alla direzione di rotta). Però navigando con il vento di bolina le vele non potevano essere cosí gonfie ma dovevano apparire come sottili spicchi di luna, viste cioè di profilo. Alla fine la posizione delle bandierine venne modificata, voltandole a destra: la commissione che dovette decidere sul da farsi pensò che era meglio sposare una tesi che era piú alla portata di tutti, dato che la moneta avrebbe girato per tutte le tasche, e quindi offrire una versione piú semplice e non di pochi specialisti della vela. Nel frattempo, però, erano stati coniati i 1004 esemplari di prova con le bandierine controvento e con il millesimo 1957 in rilievo sul contorno: queste monete vennero date in omaggio ai deputati, ai senatori e alle alte personalità pubbliche dello Stato.
In seguito alle indagini della Guardia di Finanza su prove e progetti del Regno e della Repubblica è stato accertato che le monete di prova coniate sono superiori ai 2200 esemplari. Per correggere le bandierine venne rifatto un nuovo conio. Le differenze tra una moneta prova e una normale sono (oltre al cambio di direzione delle bandierine e alla mancanza della scritta PROVA):
sul contorno le 500 lire Prova del 1957 hanno la "U" di REPUBBLICA, secondo l'ortografia moderna, e le stellette, prima e dopo la data, sono interamente in rilievo (sono piene).
Le 500 lire normali (dal 1958) hanno la "V" di REPVBBLICA, secondo l'ortografia antica dell'italiano (derivante dal latino) e le stellette hanno il solo bordo in rilievo (non sono piene).
Nella moneta prova non compare il nome dell'incisore VEROI tra le onde del mare a sinistra.
Piú altre piccole differenze nel disegno e nelle lettere. |