Pio VI (1775-1799)

Veduta della città di Macerata

Macerata ottenne l’autorizzazione a coniare moneta in rame con chirografo del 20 agosto 1797; l’officina venne data in appalto a Pietro Romani.

L’officina rimase in attività per pochi mesi, venne infatti chiusa a seguito dell'emanazione dell'ordine generale di chiusura delle zecche provinciali, a fine novembre 1797, e vennero riconsegnati alla zecca di Roma, che ne era proprietaria, 20 pili (coni) per madonnine. La coniazione di questa tipologia di monete ammontò ad un controvalore totale di oltre 18 mila scudi, pari a circa 370 mila esemplari.

Sul finire di dicembre 1797 Macerata venne occupata dalle truppe francesi che vi imposero una Governo Provvisorio e nel gennaio 1798 venne riaperta la zecca, sempre affidata al Romani, per la coniazione di quattrini e mezzi baiocchi.

In seguito Macerata confluí nella Repubblica Romana, e la zecca fu riaperta per la coniazione di moneta da 1 e 2 baiocchi in rame, a partire dal settembre 1798 e fino alll'emanazione del decreto di chiusura delle zecche del 28 gennaio 1799.

Tra aprile e maggio 1799 Romani concesse l’officina di Macerata al subaffittuario della zecca di Ancona Severi, stante l'urgenza di iniziare a battere moneta e non essendo ancora possibile attivare la zecca in Ancona.

In seguito al trasferimento del Severi a San Severino Marche, la zecca di Macerata riprende le coniazioni di moneta da 60 baiocchi datata 1799.

Bibliografia specifica:

Bruni, Le monete della Repubblica Romana e dei Governi Provvisori – 2005

Bruni, Catalogo della raccolta numismatica Don Giovanni Carboni (Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola) - 2007