Pio VI (1775-1799)

Veduta del porto di Civitavecchia (RM)

La zecca di Civitavecchia venne autorizzata coniare moneta in rame con chirografo del 12 marzo 1796; l’officina venne data in appalto a Vincenzo Campanile.

Nel 1796 risultano emessi solamente sampietrini, mentre, nel 1797 furono emessi sampietrini normali e ridotti e madonnine da 5 baiocchi.

La zecca venne chiusa a seguito dell'emanazione dell'ordine generale di chiusura delle zecche provinciali, a fine novembre 1797, e vennero restituiti alla zecca di Roma 67 pili (coni) per madonnine sampietrini e quattrini (di questi ultimi non ci sono esemplari noti).

Il 10 febbraio 1798 il territorio venne occupato dalle truppe francesi che, nei giorni successivi, lo fecero confluire nella Repubblica Romana.

Sul finire di novembre 1798 le truppe francesi abbandonarono la città nelle mani di una guarnigione napoletana che ristabilí il passato governo.

In seguito le truppe napoletane lasciarono la città nelle mani di una Deputazione Provvisoria formata da cittadini civitavecchiesi, e quando questi manifestarono alle ristabilite autorità francesi la volontà di rimanere autonomi, la città, venne immediatamente cinta d'assedio dall'esercito.

In questo periodo, che si protrasse fino al 6 marzo 1799, venne riattivata una zecca per la coniazione di madonnine utilizzando anche metallo ottenuto dalla fusione di pezzi d'artiglieria inservibili.

Queste produzioni abusive continuarono anche successivamente al ritorno del territorio sotto la Repubblica Romana, e sono facilmente individuabili per lo stile "rozzo" del conio e la tipologia del metallo impiegato (prevalentemente bronzo).

Bibliografia specifica:

Marletta, La zecca di Civitavecchia - 1987

Bruni, Le monete della Repubblica Romana e dei Governi Provvisori – 2005

Bruni, Catalogo della raccolta numismatica Don Giovanni Carboni (Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola) - 2007