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Siena

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Siena: veduta della città

Siena: veduta della città
Nel XII sec., dopo un periodo di dominazione vescovile (come in altri comuni toscani, il Vescovo aveva soppiantato la nobiltà e aveva assunto il controllo della città con il favore della decadenza dell'imperatore),Siena divenne Libero Comune. il Vescovo Giovanni era coadiuvato nelle mansioni amministrative dai consoli (rappresentanti della nobiltà scelti da lui stesso) e, solo per le questioni di massima importanza, si decideva di riunire il popolo in quello che veniva chiamato "parlamento" (che si rivelò il punto di partenza per la creazione del libero comune). La svolta si presentò nel 1166, quando l' imperatore Barbarossa scese per cacciare dal trono romano Papa Alessandro III per insediare l' antipapa Pasquale III: il vescovo e altri membri della curia si ribellarono all' autorità imperiale, allora il popolo e la nobiltà si unirono costringendoli all' esilio. Nel 1183, Federico I instituí la carica di Podestà, a Siena venivano eletti generalmente podestà stranieri per presiedere il consiglio dei consoli. In questo clima, nella seconda metà del Millecento, si assiste all' apertura della zecca cittadina; non sono note le circostanze dell' apertura, pare infatti che prima della concessione imperiale, a Siena si battesse già moneta in modo clandestino; l'indizio che ci porta a questa ipotesi viene dall' accordo tra il comune di Siena e l' Arcivescovo di Magonza, il quale, rapito a Montefiascone accettò un accordo con i senesi, il quali si offrivano di pagare il riscatto se lui si fosse impegnato con l' imperatore (di cui era cancelliere) affinchè venisse permessa alla città l' apertura di una zecca; nelle lettere dell' arcivescovo si intuisce la probabilità che nella città di Siena già fosse presente una zecca, e l' importanza che il fatto non fosse reso pubblico (Siena era una città ghibellina, fedele all' imperatore e non poteva abbassarsi all' apertura di una zecca clandestina e all' evasione del fisco). Nonostante il diploma di concessione non sia mai stato rintracciato, ci viene una conferma del fatto che la città lo ricevette nell' episodio in cui, quando Enrico VI assediò Siena nel 1186, tra i vari diritti, tolse anche quello di battere moneta. Presto si assistette alla proclamazione di varie cariche per la gestione della zecca (i signori del bulgano), e piú avanti anche di un "ministro delle finanze" (il camarlengo). La zecca operò a servizio della Repubblica di Siena sino al 1390.

Per un periodo relativamente breve (1390 - 1404), Siena coniò, poi, moneta sotto il simbolo dei visconti (il biscione); questo era dovuto al fatto che, spontaneamente, per ottenere aiuto nella guerra contro Firenze, il popolo senese chiese sostegno a Gian Galeazzo Visconti; in segno dell' alleanza, la Repubblica Senese consegnò di propria volontà le chiavi della città ai rappresentanti di Gian Galeazzo dichiarandosi a lui sottomessa.

Alla morte di Gian Galeazzo Visconti, nel 1404, la Repubblica di Siena si ripristinò. Conseguentemente alla sconfitta Fiorentina portata a termine dalle truppe di Cosimo I e da quelle spagnole di Carlo V, la zecca senese chiuse definitivamente i battenti solo nel 1557,rimanendo in vita (come tutte le altre istituzioni senesi) nel periodo di trattative per la pace che si verificò tra il 1555 ed il 1557.

Tutte le monete coniate dopo il '57 a nome di Siena, sono state battute realmente nella zecca di Firenze.


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Riferimenti

  1. AA.VV. A CURA DI LUCIA TRAVAINI, Le zecche Italiane fino all'Unità, Roma 2011

Ultima modifica: giovedì 19 gennaio 2012 alle ore 14:46, magdi
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