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Enrico Dandolo (1192-1205)

<< Orio Malipiero (1178–1192) Pietro Ziani (1205-1229) >>
Fu il quarantunesimo doge della Repubblica di Venezia, eletto il 21 giugno 1192. Era nipote dell'omonimo Enrico, patriarca di Grado.

Eletto a tardissima età riuscí,grazie alla sua incredibile forza d'animo e coraggio,a sfruttare al massimo i benefici che si potevano trarre dalla IV crociata. Riuscí ad ottenere per Venezia prestigiose conquiste e ne fece una potenza europea, dandole il predominio sul Mediterraneo per molti secoli. È considerato uno dei piú grandi dogi di Venezia.

Biografia

Prima di essere doge, fu ambasciatore a Ferrara, elettore del doge precedente e ''bailo'' (ambasciatore) a Costantinopoli, dove gli era stato attribuito dall'imperatore anche il titolo di ''protosevasto''. Aveva commerciato tra Venezia, Costantinopoli ed Alessandria d'Egitto. Suo figlio Fantino sarebbe stato il secondo patriarca latino di Costantinopoli e sua nipote Dandola avrebbe sposato il re di Serbia. La sua discendenza avrebbe contato altri tre dogi: Giovanni Dandolo, Francesco Dandolo e Andrea Dandolo.

Il dogado (primo periodo: 1192-1202)

Giunse al dogato in tarda età (ad oltre ottant'anni) e, secondo alcune cronache, durante il suo regno avrebbe perso la vista, restando cieco e comandando lo stato con pugno di ferro e saggezza nonostante questa grave menomazione.

La sua elezione, il 21 giugno 1192, giunse probabilmente per un accordo tra fazione avversarie, che, desiderando tutte il potere, preferirono proporre un vecchio che, all'apparenza, sarebbe morto entro breve. Da doge, riuscí a concludere accordi con Verona, Treviso, con il patriarcato di Aquileia, con il re d'Armenia e con gl'imperatori d'oriente e d'occidente; vinse una guerra contro Pisa, che appoggiava la ribellione delle popolazioni della Dalmazia.

Il dogado (secondo periodo: 1202 - 1205) - La IV crociata

Attorno al 1201-1202 le condizioni di ostilità che avevano caratterizzato l'Adriatico nel decennio precedente,s'erano ormai placate ed il dogato del Dandolo si prospettava ormai in discesa. Eppure nuovi eventi erano giunti a maturazione ed avrebbero coinvolto direttamente Venezia ed il suo anziano doge.

Nel 1198 fu eletto papa Innocenzo III; questi bandí una crociata, la quarta, che sarebbe dovuta partire via mare da Venezia nel 1201. Quando però le truppe crociate giunsero in laguna, non furono in grado di pagare i veneziani per i loro servigi.

Dandolo, politico astuto, decise di farsi pagare rinunciando al denaro pattuito e chiedendo invece i "servigi" guerreschi dei soldati crociati.

I crociati accettarono e la flotta partí sotto il comando di Enrico Dandolo. Il pagamento convenuto fu la presa di Trieste, Muggia e la riconquista di Zara a beneficio di Venezia.

L'accordo con Alessio IV

Durante il periodo dell'assedio giunse a Zara il deposto principe di Costantinopoli Alessio IV che promise al gruppo denaro e terre, se l'avessero aiutato a riconquistare il potere. La spedizione cambiò presto "motivazione", trasformandosi da crociata religiosa in mera invasione di mercenari al soldo d'una fazione.

Nel 1203 quindi la flotta si diresse a Costantinopoli, con lo scopo ufficiale di reinsediare sul trono l'imperatore spodestato Alessio IV.

Il papa, insoddisfatto della nuova piega che aveva assunto la situazione, lanciò la scomunica su Venezia, ma era troppo tardi; la città fu presa (17 luglio 1203) e, dopo alcuni convulsi mesi di lotte interne e tradimenti, tutti i precedenti pretendenti imperatori bizantini che lottavano tra di loro furono dichiarati decaduti e l'impero d'oriente fu spartito tra i crociati: a Venezia spettarono ''un quarto e mezzo'' (i tre ottavi) dei territori dell'impero d'oriente, tra cui Candia(Creta) e molte altre isole del mar Egeo; a Baldovino di Fiandra, importante feudatario francese, spettò invece la corona di imperatore.

Durante i primi burrascosi mesi dalla conquista della città, il Dandolo, pur ormai vecchissimo e debilitato dal lungo viaggio via mare, riuscí ad ottenere ampi vantaggi per Venezia, stando sempre attento a non farla coinvolgere troppo nella situazione politica interna dell'ormai decadente impero bizantino.

La morte

Enrico Dandolo non tornò piú a Venezia: rimase a Costantinopoli a combattere i bulgari, morí il 1° giugno 1205 all'età di 98 anni e fu sepolto nella basilica di Santa Sofia.

Si narra che in seguito alla presa di Costantinopoli (il 29 maggio del 1453) da parte delle orde di Mehmed II, le ossa di Enrico Dandolo furono disseppellite e gettate ai cani.

La monetazione

Il dogado di Enrico Dandolo fu estremamente importante per l'introduzione del Ducato d'argento detto poi Grosso Matapan, il prototipo di moneta grossa europea che ebbe un grandissimo successo nel Mediterraneo. Un'altra nuova moneta fu il Quartarolo, spicciolo che serviva a facilitare i piccoli commerci.


Indice

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Riferimenti

  1. CIRCOLO NUMISMATICO MONTICELLO CONTE OTTO, Introduzione alle monete medioevali: Veneto, Europa e bacino mediterraneo, Editrice Veneta, 2009
  2. DE RUITZ MARIO, Monete a Venezia nel tardo medioevo, Canova 2001
  3. GAMBERINI DI SCARFEA CESARE, Prontuario prezzario delle monete, bolle e oselle di Venezia, Arnaldo Forni Editore
  4. IVES H.-GRIERSON P., The Venetian gold ducat and its imitations., ANS, 1954
  5. MONTENEGRO EUPREMIO, I dogi e le loro monete, Montenegro 2012
  6. PAOLUCCI RAFFAELE, La Zecca di Venezia, Paolucci Editore 1991
  7. PAOLUCCI RAFFAELE, Le Monete dei Dogi di Venezia, Paolucci Editore 1990
  8. PAPADOPOLI ALDOBRANDINI NICOLÒ, Le monete di Venezia, 1893-1919
  9. SACCOCCI A., Contributi di storia monetaria delle regioni adriatiche settentrionali (sec. X-XV), Esedra Editrice, 2004
  10. ZUB ARTUR - LUCIANI LUCA, Le Monete di Venezia, Castelfranco 2011

Ultima modifica: sabato 22 marzo 2008 alle ore 15:38, Rob
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